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I2DMK, cioè il marconista 004

La mia storia di radioamatore comincia  nel 1971 con una scatola di cerini, usata non per accendere una sigaretta ma infilata frettolosamente sotto il tasto all’esame di telegrafia. Aveva solo tre piedini, zoppicava, non  riuscivo ad avvertire nessuno e me la sono cavata così. Sarà per questo che ho faticosamente smesso di fumare vent’anni dopo, sempre temendo nuovi inconvenienti? Presto ho conosciuto i2BVS che aveva fatto il marconista in Marina, maestro di telegrafia, capace di inventare con poco e niente antenne e radio e di comprendere il messaggio di una telescrivente come si trattasse di due chiacchiere dal barbiere. Enzo è stato un personaggio fantastico. Nella vita lavorava coi frigoriferi. Quando andavamo ad attivare qualche isoletta italiana, si spargeva subito la voce che erano arrivati i radioamatori, cioè quelli che potevano aggiustare tutte le cose elettriche. Così mentre io rimettevo in vita le antenne della televisione, lui aggiustava celle frigorifere e frigoriferi.  Il suo amicone era Nicola Mastroviti, iT9XNM, altro radiotelegrafista raffinato. Sono andati avanti tre o quattro anni a sognare  un’associazione capace di riunire tutti  i radioamatori ex marinai. E alla fine mi hanno tirato dentro. Ho detto che non ero stato in Marina, che non sapevo neanche nuotare. Niente. “ Tu fai il giornalista – diceva Enzo – per te è facile scrivere il regolamento”. “ Ma di cosa?”. Dell’INORC. Era il 1976 quando è nata ed è a questo punto che abbiamo incontrato Libero Meriggi. E’ stata un’altra forte amicizia, con tante idee, tanti progetti. Con lui ( che poi è rimasto a casa) abbiamo organizzato l’attivazione di Bergeggi, isoletta non lontana da Loano. Avevamo portato il nostro generatore da 1 Kw ma subitissimo ci siamo accorti che in cima c’era un grosso generatore apparentemente morto. “ Si – ci ha detto Libero- è lì da tanti anni ma è rotto, prima illuminava tutta l’isola”.

Era un 5 Kw. Enzo l’ha guardato un po’ e sorrideva. Dopo mezzora  l’isola è tornata a bucare la notte con un fascio di luce sfavillante. E noi abbiamo cominciato a trasmettere.

 L’avventura dell’INORC non è durata tanto. C’era qualcosa che ad Enzo e a Mastroviti non piaceva, c’è stato un vento di dimissioni. Libero aveva in mente ben altro: un club di marconisti. E così un giorno di maggio del 1988 a Loano ci è sembrato di sognare. C’erano la marchesa Marconi, la Principessa, il Principino. E c’era Libero che annunciava la nascita del club a braccetto con Baldur, DJ6SI, il protagonista  delle disavventure di Spratly. E’ stato un momento vibrante. A Baldur avevo dedicato nel 1983 la copertina di RadioRivista quando l’ARI ha pensato di affidarmene la direzione che poi io ho condiviso con i2PkF, Angelo, altro giornalista. In quel momento Sergio Pesce si è arrabbiato proprio tanto perché aveva avuto per anni il comando della rivista. Il Consiglio dell’ARI era stufo di sentirsi criticare perché RR non arrivava mai ai soci ed era monotona. Per me ed Angelo è stato semplice aggiustare i tempi d’uscita ed anche umanizzarla un po’ con interviste e racconti. Ma entrambi sapevamo che saremmo rimasti lì non più di un anno. Avremmo dovuto adottare una strategia più intelligente, tenere Pesce con noi, promuovere una direzione a tre posti. Alla fine è tornato e a noi ha fatto piacere. Nell’anno in cui è stato fondato il Club Marconi io e BVS siamo andati in Groenlandia per assistere con la radio una spedizione. Abbiamo avuto il tempo di fare i radioamatori con i 730 imprestati da Cesare Marcucci ed è stato un pileup ubriacante.  Al ritorno sono andato in cima ( non proprio) al Monte Bianco con un po’ di filo, una batteria e il piccolo Kenwood. Ci sono rimasto dieci giorni. Voleva dire che ho preferito la montagna al mare? Non si capisce bene. Nel mio futuro c’era l’ARMI ( Associazione Radioamatori Marinai Italiani) . Anche questa volta ho detto “ Non so neanche nuotare”. Non fa niente.

Un giorno il Comandante iT9MRM mi ha detto: “ Ti consegno l’incrociatore Montecuccoli, sarà tuo per tutta la vita”. Intendeva dire la memoria di quell’incrociatore che aveva fatto la guerra con eroismo. Il fatto di rappresentarlo e di farlo rivivere nelle vesti virtuali del suo marconista mi ha colmato d’orgoglio. Me la tiro al punto d’aver scritto Montecuccoli su un giubbotto da marinaio con il quale vado anche dal supermercato. Nelle occasioni particolari trasmetto come i2DMK/RM dove RM è la bilettera dell’incrociatore. Il contatto garantisce punti per vari diplomi dell’ARMI.

Abitavo a Milano e adesso abito a Pavia, la città di mia madre che recitava al Fraschini. E’ una città divisa tra il futuro e il passato. Nelle strade coi ciottoli cerco i suoi passi e provo a immaginarla sul palcoscenico di questo famoso teatro. Non ho una gran radio, è l’FT1000, però ho circa 200 Watts. In telegrafia sono tanti. In fonia? Non ci sono quasi mai ma nelle piccole spedizioni nelle nostre isolette, una cinquantina, portavo anche il microfono. Non posso dimenticare la più emozionante. Non proprio una spedizione quanto un’attivazione: la Torre Marconi. Mentre facevo quei gradini, occupavo quella sedia e quella scrivania o salivo a mettere l’antenna pensavo: “ Qui c’era Marconi”. Non so se ho trasmesso più col tasto che  col cuore.

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I MARCONISTI SI RACCONTANO

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